Thursday, December 17, 2009

La selva della paura

Soggetto e sceneggiatura: Claudio Falco
Disegni: Maurizio Dotti
Copertina: Enea Riboldi

In questa nuova storia, Harlan e Kurjak si spostano in Nuova Zelanda, presso una comunità maori poco lontano da una grande foresta. Di questa foresta girano brutte voci, leggende forse, ma se sono leggende sono molto recenti, perché è da circa 6 mesi che spariscono campeggiatori ed escursionisti, che si addentrano nella selva.
Una troupe televisiva americana appena arrivata, composta da uomini e donne, sono pronti a girare una nuova edizione di un reality show e allo stesso tempo vivere un' esperienza avventurosa, commettendo lo sbaglio di non prendere sul serio il consiglio di non addentrarsi nella foresta. Fuggiranno da un branco di esseri malvagi con un'inestinguibile sete di sangue.
Le inquadrature sono basse e alte, girano su di loro come la vista di un predatore che ti fissa, ti segue, ti ascolta dall'interno degli alberi, fino a prima di attaccarti...
La selva è legata al suono di un flauto, un flauto che era nascosto da chissà quanto tempo, forse per questo è meglio che ci resti, perché toccare le cose antiche quando non conosciamo le conseguenze? Sono i trekkers sbadati e irresponsabili, che pagano.
Un attacco in piena notte, dalle luci delle lanterne nascono ombre di artigli lunghi e l'odore della ferocia. In una cittadina lontana, un vecchio capo maori sente il suo risveglio.
Un anziano cieco, i suoi occhi sono spenti da tempo, ma la sua mente vede cose che nessuna vista è in grado di percepire. La presenza dei Mohoao, i demoni della foresta e il malefico pastore che li governa, il Patu-Paiarehe.
Tra i monti Catlin la foresta è grande, inquietante e misteriosa nel paesaggio. Si annidano dove non puoi pensare. Puoi sentire attorno a te solo degli strani rumori ed un suono musicale. O vedere del sangue e quel poco che resta dei corpi.
C'era un volto di pietra che scorgeva dall'acqua di una cascata, attorno sembrava essere un paradiso terrestre, chi vi si trovava lo era per caso, ma un caso sfortunato.

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